Cos’è la Zoom Fatigue? Webinar senza fatica, sono possibili?

Cos’è la ZOOM FATIGUE? Alcuni giorni fa la BBC ha pubblicato un articolo dal titolo “Perché le sessioni di Zoom prosciugano le tue energie” (The reason Zoom calls drain your energy). Lo ha scritto l’autorevole Gianpiero Petriglieri, professore associato dell’ INSEAD dove studia l’apprendimento e lo sviluppo sostenibile sul posto di lavoro. Come molti ho passato ore e ore in videoconferenza, in particolare su Zoom. Concordo con molte delle sue affermazioni, aggiungo alcune mie osservazioni per quanto riguarda la formazione.

Zoom Fatigue, per una volta una definizione che rende bene l’idea. Negli ultimi due mesi molti hanno scaricato Zoom, un’ottima piattaforma con una versione gratuita, che in occasione dell’epidemia, permette videoconferenze di durata estesa.  Occupandomi di formazione sull’uso di Zoom e di webinar design, mi sono sentito ripetere molte volte nell’ultimo mese discorsi che, più o meno, suonano così:

“Prima mi svegliavo presto, uscivo di casa di corsa, correvo su e giù per un’ora per arrivare in ufficio. Tutto il giorno: telefonate, grane, riunioni, caffè al sentore di plastica, pasti trangugiati e via così fino a sera. Adesso mi alzo con calma, manco mi faccio la barba/mi trucco, con uno sforzo abbandono il pigiama in favore della tuta. Il mio percorso più ampio va dal salotto al frigo, sto seduto davanti allo schermo tutto il giorno e … arrivo a sera morto di fatica”

La cause della Zoom Fatigue

il professor Petriglieri individua queste cinque cause, per questa comune esperienza, che chiama:  Zoom Fatigue .

  1. Vedere le persone senza averle fisicamente di fronte, significa che devi lavorare di più per elaborare i segnali non verbali.
  2. Il silenzio crea il ritmo nelle conversazioni del vivo. Quando si sente silenzio in un webinar, si va in ansia per la tecnologia.
  3. C’è la consapevolezza di essere filmati.
  4. Il video ci rimanda al fatto che non puoi incontrare fisicamente le persone.
  5. I ruoli sociali che costituiscono le diverse sfaccettature della tua personalità. di solito “vivono” in luoghi diversi. Nelle videoconferenze e nei webinar non c’è la normale separazione tra spazi di lavoro, familiari e amicali.

Le cause mi sembrano molto ben definite e l’ultima in particolare non molto intuitiva. In effetti se hai partecipato o tenuto webinar in questo periodo sei entrato nella vita degli altri partecipanti. Non si contano i bambini che simpaticamente hanno partecipato insieme ai genitori ai miei webinar o i musi di cane che sono comparsi al posto del loro proprietario. Questo già può essere faticoso. Se aggiungiamo il fatto che mentre parli con un collega devi, ad esempio, tener conto del linguaggio perché c’è tua figlia all’ascolto, non far capire le tue preoccupazioni per non esasperare l’anziano genitore, ecc. si capisce bene che questa attenzione ininterrotta all’effetto che possono avere le tue parole su target diversi ti esaspera. Su quest’ultimo punto c’è solo da sperare nella fase 2. Fino a che saremo tutti confinati in casa, è necessario sviluppare una maggior tolleranza, riservatezza e diplomazia, tutte abilità  faticose.

Come sviluppare webinar che non affaticano

Mi paiono più deboli le soluzioni che nell’articolo vengono proposte dal Prof. Petriglieri se applicate al campo della formazione o della didattica a distanza.

Queste in sintesi sono

  1. Spegnere la telecamera.
  2. Ridurre le videochiamate a quelle strettamente necessarie.
  3. Curarsi del lato umano: “Prendete un po’ di tempo per chiedere alle persone come stanno”.

I primi due punti li potrei tradurre nel: “La miglior videochiamata è quella che non fai” e l’ultimo punto, chiedere alle persone come stanno, mi pare semplicemente buona educazione.

Siccome la formazione online va fatta e deve essere il più efficace e il meno stancante possibile, dobbiamo scavare un po’ più a fondo.

Non verbale

La scarsa presenza di non verbale è senz’altro una tematica reale. Per quanto ci si sforzi, la visione, nelle piattaforme webinar,  si limita al volto. Spesso è inquadrato nelle dimensioni di un francobollo. Il primo suggerimento è quello di non tenere sempre in condivisione qualcosa (slide, documenti di testo immagini). Durante le condivisioni i volti sono confinati in una piccola zona. Ben altra è la visione delle facce a tutto schermo e caso mai con la “Speaker view” che ingrandisce l’immagine di chi sta parlando. In questo caso si riesce (a volte) ad apprezzare quel segnale lieve ma importante che da l’interlocutore quando prende aria per cominciare a parlare. Questo risolve in parte il problema del silenzio. L’ansia tecnologica causata dal silenzio ce l’ha chi alla tecnologia non è abituato, mentre quella derivante dalla necessità di non accavallare le voci è reale e con un’immagine grande si può in parte contenere.

Lato umano

La cura del lato umano è a mio parere essenziale e non basta chiedere con sussiego “Come stai?” . Anzi le soluzioni passano quasi tutte dalla cura del lato umano. Considera una cosa: Ti stanchi tanto quando sei in videoconferenza con un’amica? Non credo proprio. La conoscenza dell’interlocutore, lo scambio “leggero”e la comprensione del tipo di interazione gradita è la chiave per evitare la fatica.

Al di là della inevitabile stanchezza fisica (per occhi collo e schiena è veramente pesante), trovo che la Zoom Fatigue sia dovuta più che altro alla (mancanza di)  relazione. Una attenta cura di questo aspetto, che significa dedicare tempo e esercizi appositi alla relazione: tra formatore e singoli partecipanti, tra formatore e gruppo, e di quella tra partecipanti è, a mio parere, la chiave per risollevarsi dalla fatica dei webinar. Passare da un’aula o una sala riunioni, al web, non significa che tutto debba diventare super-efficiente e denso come il minestrone. Cambiano gli strumenti ma le persone hanno ancora bisogno di sorridersi a vicenda, capire come e cosa pensano gli altri partecipanti e, pensa un po’, ogni tanto di divertirsi.

Per questi motivi sto alacremente cercando di imparare e sviluppare dei giochi, esercizi e trucchi adatti ala formazione aziendale e professionale erogata via webinar. Non possono essere gli stessi di un’aula e, certo, è più bello di persona, ma qualcosa si può fare e si deve fare. E’ il momento di essere creativi, sperimentali e aperti.

Progettazione, design dei corsi

Questo è il punto più delicato. Non puoi pensare di traslocare dei corsi dall’aula a Zoom senza cambiare tutto. Gli obiettivi restano gli stessi, i contenuti pure, ma il design … va rifatto completamente (Vedi anche questo articolo). Certo so anch’io che ben pochi clienti sono disposti a pagare questo lavoro FONDAMENTALE. Purtroppo non ho soluzioni commerciali pronte all’uso. La sfida però è aperta. Credo che nei prossimi mesi di aule chiuse ci sarà un processo di selezione naturale importante. Annoiare e stancare i partecipanti non può essere tollerato a lungo anche perché la competizione con il solitario presente in ogni PC bisogna vincerla!

Stay Safe

Se vuoi approfondire questi tempi contattami ho sviluppato webinar di formazione formatori e di Zoom Public Speaking  per tutti i gusti e tasche. Ci vediamo in videoconferenza!

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