nuova normalità

Quale formazione nella nuova normalità

Qual è il più probabile futuro della formazione nella nuova normalità?

La svolta davanti alla quale ci troviamo è epocale, ma cosa stia per succedere, il famoso “new normal”, è ancora molto incerto. La domanda è delicata per tutti i formatori. Ho quindi resistito alla voglia di mettere nero su bianco le mie sensazioni e per diminuire l’arbitrarietà, ho cercato di applicare un metodo strutturato. Mi è venuto in aiuto un bell’articolo pubblicato sulla Harvard Business Review da D. Patnaik, , M. Loret De Mola e B. Bates, e che fa parte di una “serie realizzata allo scopo di contribuire allo sforzo di far fronte alle conseguenze della pandemia“.

L’articolo fornisce degli strumenti intellettuali per distinguere tra:

Comportamenti continuativi, attività che torneranno invariate allo stato precedente la crisi.

Comportamenti trasformati,  attività che sopravvivranno con modifiche sostanziali.

Comportamenti collassati,  attività che spariranno o che saranno sostituite da altre attività.

La formazione sarà un “Comportamento trasformato”

Lascio alla lettura dell’articolo originale chi voglia approfondire il metodo di analisi ed estrapolo solo le caratteristiche dei “Comportamenti trasformati” che mi sembra si adattino benissimo alla formazione, le domande chiave sono, rispetto al comportamento:

  • le persone sono state costrette a modificare la meccanica?
  • i benefici psicologici o finanziari sono cambiati?
  • le persone ricevono messaggi contrastanti sulla continuazione?,
  • ci sono soluzioni alternative praticabili che soddisfano le esigenze?

In ogni caso la risposta che do a queste domande è sì, ma l’ultima domanda è particolarmente intrigante: qual è l’alternativa all’organizzazione della “vecchia” (sic! parliamo del 2019)  formazione?

Come sarà la nuova formazione?

Premetto che mi riferisco prevalentemente alle soft skill, anche perché sono le aree tematiche in cui la modalità di erogazione fanno la differenza.

Erogare un corso con lo steso titolo e contenuti in: un training esperienziale, una animazione creativa, un’aula interattiva, webinar o learning object NON raggiunge gli stessi obiettivi, la stessa relazione tra le persone, gli stessi cambiamenti. In definitiva non è lo stesso corso.

E’ vero che, ad esempio, oggi si ottiene un livello di interazione in webinar che due anni fa difficilmente sarebbe stato concepito, ma non credo che sia pensabile ne una stabilizzazione delle modalità di erogazione del 2020 nel prossimo futuro, ne un ritorno al passato.

Sto ancora raccogliendo contributi, idee e suggerimenti, ma per esperienza penso che si cercherà di salvare capra e cavoli, specialmente considerando che ambedue (webinar e aula) hanno vantaggi diversi.

In particolare per quanto riguarda i corsi in presenza (fisica o virtuale) i webinar hanno mostrato vantaggi specifici:

  • minori costi di trasferimento,
  • minor complessità organizzativa,
  • maggiore inclusività (per persone con limiti di mobilità),
  • maggior facilità ad avere ospiti e testimonial.

Nonostante l’innovazione di metodi e tecnologici dell’ultimo anno e mezzo ci sono ancora evidenti limiti delle interazioni online rispetto a quelle in aula:

  • un minor piacere/intensità nelle relazioni tra partecipanti e con il/la formatrice/tore,
  • problemi tecnici che interferiscono con la partecipazione,
  • impossibilità di dare un feedback fisico (comunicazione del corpo, esercizi fisici antistress, ecc.),
  • facilità di fuga per i partecipanti meno motivati,
  • maggiore stanchezza per unità di tempo.

Nascono i corsi ibridi

Quale sarà la sintesi? A mio parere la formazione nella nuova normalità sarà l’ibrida.   Mi aspetto e ne ho già avuto esperienza, di tenere corsi in aula con parte dei partecipanti, co-docenti e tutor in presenza fisica e altri online.

Il tutto registrato come fosse un webinar, anzi la registrazione di corsi, eventi, presentazioni, conferenze stampa, ecc. è ormai considerata, a torto, un diritto.

Per chiarire con formazione ibrida intendo la contemporanea presenza di partecipanti e/o formatori in aula e in webinar, ben diversa dall’alternanza tra moduli in aula e in webinar all’interno di un percorso formativo (formazione blended).

Qui si apre una sfida affascinante che riassumo in una domanda: è possibile progettare un corso, delle esercitazioni, delle facilitazioni che funzionino bene contemporaneamente per i presenti in aula e quelli in webinar?

Su questo sto lavorando con i miei colleghi, è un work in progress e credo che nessuno abbia ancora tutte le risposte.

Penso che su questo tema si giochi il futuro della formazione interattiva, perché è chiaro che se i corsi in presenza perderanno di efficacia, le alternative: economiche, organizzativamente semplici e umanamente povere, dai learning object ai filmati didattici caricati su piattaforme interne o esterne, prenderanno ancora più spazio.

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