Neuro-miti su donne e public speaking

Oggi le tecniche comportamentali sono spesso sostenute da riferimenti alla struttura del cervello. Si va del neuro-marketing, neuro-training, ma soprattutto circolano tanti neuro-miti  e l’argomento donne e public speaking non fa eccezione …

Tanto per fare un esempio dei solidi miti che circolano, molti insegnanti e formatori sono convinti che, siccome le persone preferiscono elaborare le informazioni secondo modalità visive o uditive o cinestetiche (modello VAK), fornendo ad ognuno le informazioni come preferisce elaborarle apprenda più facilmente. In realtà, almeno per i bambini, è il contrario ,  essere portati lontani dalla propria “area di confort”, stimola l’apprendimento. Per non parlare del fatto che gli esseri umani, al di là dello stile personale, sono e restano animali prevalentemente visivi.

Altro territorio su cui si sprecano fiumi di parole sono le differenze neurologiche uomo e donna. Intendiamoci, differenze  ce ne sono eccome. Centinaia di pubblicazioni lo confermano, tanto che alcuni neuroscienziati riassumevano la situazione sostenendo che si fa prima a dire cosa c’è di simile tra il cervello degli uomini e delle donne che ad elencare le differenze. Le cose al solito sono un po’ più complicate di come appaiono.

Partiamo dalle differenze riscontrate tra il cervello dell’uomo e della donna che potrebbero interessarci per le donne e public speaking.

Le donne sono più emotive

Dalle ricerche che ho letto risulta il contrario. Per sapere quanto è emotivo un essere umano si misura la dimensione dell’amigdala, infatti:

I segnali provenienti dagli organi di senso raggiungono dapprima il talamo, poi … l’amigdala … un secondo segnale viene inviato dal talamo alla neocorteccia. Questa ramificazione permette all’amigdala di cominciare a rispondere agli stimoli prima della neocorteccia. In questo modo l’amigdala è capace di analizzare ogni esperienza … Quando valuta uno stimolo come pericoloso, per esempio, l’amigdala scatta come un sorta di grilletto neurale e reagisce inviando segnali di emergenza a tutte le parti principali del cervello; stimola il rilascio degli ormoni che innescano la reazione di combattimento o fuga, … mobilita i centri del movimento, …

Mentre l’ippocampo “rimembra” i fatti, l’amigdala ne giudica la valenza emozionale. L’amigdala quindi fornisce a ogni stimolo il livello giusto di attenzione, lo arricchisce di emozioni e, infine, ne avvia l’immagazzinamento sotto forma di ricordo. (wikipedia)

L’amidgala, mediamente, è più piccola nelle donne. Allora come mai si è sviluppata l’idea che le donne siano più emotive degli uomini? Per due motivi

  1. Diversi studi dimostrano che le donne mostrano più facilmente le emozioni sia positive che negative.
  2. Nelle donne l’amigdala è più attiva nel lobo sinistro (verbale analitico), nell’uomo in quello destro (sintetico)

Se consideriamo poi che le donne hanno un ippocampo (memoria e memoria spaziale) più sviluppato si può concludere che una situazione di tensione sarà recepita da una donna in modo analitico, ricco di dettagli e ben memorizzata e comprendiamo perché lo stesso litigio di un minuto venda riportato da “lui” in una breve frase e da “lei”  con un racconto particolareggiato pieno di sfumature.

Le donne parlano di più

Diversi studi dimostrano che, in effetti, le aree cerebrali legate al linguaggio (aree di Wernicke e Broca) sono sviluppate dal 20 al 30% circa di più nelle donne.

Questa per le donne che devono parlare in pubblico è una buona notizia.

Aree verbali più sviluppate offrono la possibilità di tradurre più efficacemente il pensiero in parole, permette di ascoltare mentre si parla e di parlare più rapidamente. Se invece andiamo a verificare lo stereotipo “Le donne sono più chiacchierone“, sembra che un’altra volta siamo inciampati in una bufala. Almeno due autorevoli studi dimostrano che questa differenza non c’è.

Per la mia esperienza di formatore posso dire che è più facile che una donna sotto stress acceleri nel parlare, spesso arrivando ad una velocità eccessiva per la maggior parte degli uomini, al contrario gli uomini sotto tensione tendono a diventare meno comprensibili, ma questa è solo la mia esperienza.

In ogni caso, se anche te acceleri sotto tensione, non c’è motivo per rallentare il ritmo delle parole. Meglio non interferire troppo con la verbalizzazione, si rischia di sembrare falsi. Basterà aumentare il numero delle pause per dare a tutti il tempo di “digerire” le informazioni.

Il cervello degli uomini e delle donne è stabilmente diverso

A questo punto penserai che la mia azione distruttiva sui neuro-miti sai esaurita e invece … La professoressa di psicologia dell’Università di Tel Aviv, Daphna Joel, ha dedicato un ottimo filmato su TED per dimostrare che situazioni stressanti anche brevi (un quarto d’ora) possono cambiare alcune caratteristiche di un’area cerebrale da maschile a femminile e viceversa. In altre parole anche se il cervello medio delle donne e degli uomini è diverso, lo stress, a cominciare dal periodo della gestazione, rimodella costantemente queste differenze.

Ma allora esistono differenze tra uomo e donna quando parlano in pubblico? Lasciando stare i neuro-miti delle differenze le possiamo trovare e tradurre in:

Tre consigli a donne che devono parlare in pubblico

Voce

Molti sostengono che chi ha un tono basso abbia automaticamente leadership e chi lo ha alto sarebbe invece percepita come ansiosa/o. Penso che cercare di cambiare tono di voce quando si parla in pubblico sia un grosso errore. Non che sia impossibile. Sembra che Vittorio Gassman avesse una voce orrenda e che l’abbia “ricostruita” durante i suoi studi di attore. Ok, ma lui faceva l’attore e ci ha messo anni. A fianco di donne di potere dai toni bassi o cupi, come la Merkel e Theresa May ci sono non pochi esempi di donne con voce squillanti, toni acuti e grande leadership come  Indira Gandhi o la nostra Rosa Russo Iervolino, che quanto a toni acuti non è seconda a nessuno.

Tensioni

Quando la tensione si alza, stare attenti a tenere il tono di voce basso diventa importante. Alzare il volume insieme al tono è una pessima idea, rischia di compromettere le corde vocali e fa sembrare la voce ansiosa. Quindi vale la pena prendersi il tempo di due bei respiri profondi e abbassare il tono prima di reagire a una provocazione ( e magari approfondire la tecnica di Obama per la gestione delle tensioni). Ovviamente il il tono di voce non è tutto, come puoi vedere dal filmato. (è in inglese ma il senso è evidente, la presentatrice reagisce male alla contestazione di un votazione, da vedere!)

Abbigliamento

Sarà uno stereotipo ma che molte donne prima di parlare in pubblico si chiedano angosciate “Cosa mi metto?” è abbastanza tipica. Al di là  del fatto che anche molti uomini si angosciano nello stesso modo, è uno dei tanti sintomi della paura. C’è chi mangia, chi beve, chi si arrabbia con i collaboratori, insomma ognuno si angoscia a modo suo L’unica cosa che mi sento di dire sull’abbigliamento è che deve essere adeguato, ma ancora più importante è che una o uno si senta a suo agio. È già impegnativo parlare in pubblico, farlo vestito in un modo che ti fa sentire a disagio è anche troppo.

Gioielli e ninnoli

Questo si che è un problema prevalentemente femminile, almeno lo è per alcune donne che sono abituate a portare molti bracciali in metallo, anelli, ecc. Se sei microfonata è un pasticcio! Un braccialetto  che batte contro un microfono e una mano che lo stringe convulsamente facendo ticchettare un anello sono fenomeni molto disturbanti. Anche se non ci sono microfoni, quando la situazione si fa ansiosa, anelli e bracciali diventano delle calamite per le mani, gireranno vorticosamente, ti aiuteranno a creare delle barriere con il pubblico. Il mio consigli è semplicemente di toglierli per la durata dell’intervento.

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