creatività e metodo

Creatività e metodo (1/4)

Creatività e metodo sono in antitesi?

La visione che molti hanno del processo creativo è quella dell’idea folgorante che ti assale al’improvviso mentre fai la doccia, sei imbottigliato dal traffico … A questo proposito nel grafico a fianco ci sono i primi cinque risultati di una indagine condotta in Canada parecchi anni fa su quali fossero le situazioni in cui gli intervistati avevano avuto delle idee creative. Lo considero un risultato valido ancora oggi anche per l?Italia

spazi creativiCi sono ovviamente ipotesi alternative, vediamo le principali:

  1. l’unico modo di liberare la creatività è quello di scatenarsi, eliminare ogni inibizione e sparare ad alzo zero qualunque idea.
  2. la creatività è scritta a fuoco nel DNA: o ci sei nato o non hai speranza.

Queste visioni e in generale le considerazioni sulla creatività, di solito si concentrano su un concetto astratto e individuale di creatività.

Astratto in quanto fanno riferimento al processo: avere un’idea geniale, concepire dell’arte o dell’artigianato, ecc., piuttosto che al risultato: risolvere un problema, generare dell innovazione, realizzare una campagna di marketing. La conseguenza è che siccome il percorso creativo che genera l’arte è prevalentemente individuale, tutta la creatività viene considerata un fatto individuale.

Creatività e azienda

Se ci spostiamo però dalla produzione artistica alla produzione professionale, tecnica o aziendale il connubio creatività e metodo appare molto stretto. Senza un metodo condiviso di lavoro è difficile che delle persone collaborino in un campo così rischioso, dal punto di vista dell’esposizione personale. Se accettiamo l’idea che un metodo condiviso aiuti, allora dovremmo accettare anche il fatto che metodi diversi producano risultati diversi, come in ogni altro campo, ma anche che il metodo vada scelto in funzione del tipo di risultato che ci si attende.

Il giusto metodo creativo

Per dividere con l’accetta tra una miriade di metodi diversi come struttura e obiettivi, e limitandosi a quelli utili anche alla risoluzione di problemi aziendali, conviene considerarne sostanzialmente due ambiti:

  1. Metodi creativi che producono idee originali
  2. Metodi creativi che producono soluzioni in ambito tecnico o fortemente vincolato (ad esempio da leggi)

    Metodi che producono idee originali

Il primo gruppo di metodi  a cui appartengono il metodo del Creative Probelm Solving Institute (quello del brain storming per intenderci) e le versioni europee, tra cui forse la più famosa è quella di Hurbert Jaoui. Sono molto adatti a produzioni di gruppo di idee originali. Se stai progettando un evento, una campagna di marketing, un nuovo payoff, sono sicuramente adatti. Richiedono una intermittente sospensioni del giudizio (fasi produttive) e fasi di critica, miglioramento e selezione: Si basano sul presupposto di stimolare la quantità della produzione di idee, fra le quali sicuramente se ne troveranno di valori, A mio parere corrisponde allo sparare a pallini contro un bersaglio. Un pallino o più faranno centro in ogni caso.

Metodi creativi che producono soluzioni in ambito tecnico

Al secondo appartengono metodi strutturati che ti accompagnano o accompagnano i gruppi, passo dopo passo, verso la soluzione di problemi complessi e/o tecnici. Si basano sul alcuni presupposti teorici forti:

  • il più importante è che in campo tecnico le soluzioni possibili sono poche e difficili da scovare, ma non possono essere in qualunque “direzione”. Ad esempio mi aspetto che una qualunque evoluzione di un prodotto tecnico, porti a un nuovo prodotti che fa di più utilizzzando meno risorse, essendo il contrario inconcepibile. In presenza quindi di vincoli stretti alla soluzione non converrà “sparare a pallini” come visto sopra ma puntare un’arma di precisione in specifiche e promettenti direzioni.
  • un’altro importante presupposto di questi metodi è che non ha nessuna importanza che tu sia creativo o meno, quello che conta è che lo sia la soluzione che trovi.  Questa impostazione, in aula è molto utile in quanto permette di risolòvere in un’unica soluzione tutti i mal di pancia legati alla convinzione di non essere creativi.

Il capostipite di questi metodi (o almeno di quelli moderni) è il TRIZ, potentissimo metodo russo per la soluzione di problemi tecnici e ingegneristici. Piccolo problema: è più una materia adatta all’università che a un corso aziendale di pochi giorni. Anche le versioni assistite da programmi informatici, hanno bisogno di molte ore di allenamento prima che diventi uno strumento di lavoro agevole. Vengono in nostro soccorso alcuni scienziati israeliani. Il TRIZ era un segreto di stato nell’Unione Sovietica, solo che gli scienziati transfughi lo conoscevano benissimo. Una volta arrivati in Israele si sono resi conto che non era adatto a un paese fatto di piccole e medie imprese, molto attivo anche in campo marketing. Insomma la dimensione sociale ed economica Israeliana indussero alcuni professori universitari: Horovitz, Goldberg, Sickafus, Mazursky e altri,  a “zippare” il metodo e a ibridarlo con i metodi del primo tipo. In altre parole ti portano nella giusta direzione, ma anziché accompagnarti fino all’obiettivo, quando sei ben vicino, spari a pallini. Tra i “figli” del TRIZ segnalo il SIT, USIT, ASIT, Creative Templates.

In sintesi: creatività e metodo sono tra loro legati, ma il metodo deve essere adatto al tipo di problema o produzione da affrontare.

Il seguito alla prossima puntata.

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