Creative problem solving

Creatività e metodo (2/4): il Creative Problem Solving

Creative Problem Solvining e Brainstormin

Strano destino quello del processo di Creative Problem Solving, pochi lo conoscono per intero o ne conoscono il nome, quasi tutti conoscono il suo principale strumento : il Brainstorming.

Le origini del CPS

Andiamo con calma, nel primo post di questa serie ho sostenuto che i diversi metodi di stimolo della Creatività devono essere adatti ai problemi che si stanno affrontando, vorrei ampliare il concetto. Sono convinto che questo dipende molto dall’origine del metodo, persone, ambiente e momento storico.

Gli strumenti del Creative Problem Solving, CPS per gli amici, sono stati concepiti a partire dai primi anni 40, è del ’42 la presentazione del Brainstorming. A. Osborn, presidente di una delle più grandi agenzie pubblicitarie del mondo la BBDO, ha iniziato a cncepire i vari strumenti da solo poi, dalla metà degli anni ’50, a lui si affianca Sid Parnes, un docente interessato all’innovazione dei metodi di insegnamento. Insieme concepiscono il processo del CPS, lanciano la Fondazione che se ne occupa (CPSI) e ininterrottamente dal 1954, organizzando due conferenze l’anno.

Per inciso, uno volta almeno nella vita vale proprio la pena andarci, l’ultima volta che sono andato c’erano rappresentanti di 70 paesi diversi e corsi o incontri spaziavano su qualunque argomento suscettibile  di innovazione, dalla poesia, alla meccanica e ho avuto la fortuna di assistere a uno degli ultimi incontri presieduti da Sid Parens. A 80 anni gestiva con un filo di voce una fantasia guidata di trecento persone, fantastico!

Il processo di Creative Problem Solving

Anche se sono molto noti alcuni strumenti utilizzati da questo metodo: brainsorming, connessioni forzate, fantasie guidate, ecc. la sua forza risiede nel processo.

In pratica si tratta di attraversare sei passaggi, per ogni passaggio più significativo del titolo e la frase di lancio delle attività creative:

  1. Trova l’obiettivo, frase di lancio “Sarebbe meraviglioso se …”   o “Desidero/iamo …“. Come si può apprezzare più una ricerca di visione che un obiettivo in senso aziendale
  2. Trova i fatti, frase di lancio “E’ importante considerare che … “, oltre ai fatti con questa apertura si raccolgono anche le volontà individuali di cui tener conto
  3. Trova i problemi: frase di lancio “In che modo possiamo …”  : La definizione del problema nei termini di soluzione potenziale indirizza tutto il lavoro in modo univoco. Ad esempio definire un problema come “migliorare un bilancio” banalmente include due processi di problem solving potenzialmente opposti: “In che modo possiamo tagliare i costi”, “In che modo possiamo fatturare di più”, se non distinti le attività creative risulteranno confuse, non focalizzate, improduttive.
  4. Trova le idee: di solito questa attività di lancia usando la definizione dei problemi selezionati come lancio, volendo specificare la frase di lancio è: “Potremmo …
    idee creative
  5. Trova la soluzione: frase di lancio “La soluzione funzionerà se….” . Trovo questo passo fondamentale, in particolare nelle aziende. In assenza di un ragionamento specifico su quali sono i criteri sulla cui base scegliere la miglior soluzione i criteri invariabilmente si riducono a tempo e spesa. Beh se il criterio di scelta è riduttivo le idee selezionate lo saranno altrettanto.
  6. Trova l’accettabilità: questo passaggio va personalizzato ogni volta in base al tipo di problema. Si può andare dalla messa a punto dell’idea, allo sviluppo del piano d’azione, a come proporla ai “superiori”,

Ognuno di questi passi che va dal livello del desiderio al progetto di una soluzione o creazione, in realtà si articola in due fasi:

  1. Divergenza, si cerca di moltiplicare al massimo il numero di opzioni, di correre più veloci delle critiche e di sporgersi oltre l’abituale.E’ la fase creativa per eccellenza.
  2. Convergenza, se ben condotto l’incontro in ogni fase produce decine o centinaia di ipotesi, idee, variazioni, la fase di convergenza serve a scegliere le opzioni più stimolanti, promettenti o motivanti.

Filosofia

E’ parecchio citata “Think out the box”, pensa fuori dalla scatola. L’idea è che tutti siano in una qualche misura creativi (vero) e che i più grossi ostacoli alla creatività siano la censura o l’autocensura con i loro prodotti: la paura di fallire, di sembrare stupidi di non avere le energie necessarie a superare la situazione. Di conseguenza si va alla ricerca delle “Wild ideas“, quelle che sembrino folli, insensate o stupide e le si usano come miniere per estrarre idee creative. Nelle fasi di divergenza si va velocissimi (di solito durano tre o quattro minuti) in modo da tenere le persone troppo impegnate da criticarsi a vicenda e si lavora sul gruppo. Gruppo è la parola chiave di questo metodo,  se hai mai cercato di fare un brainstorming da solo sai di cosa parlo. Rendere il gruppo coeso e collaborativo è una base. Se le singole idee non possono diventare la base per altre produzioni, non possono essere ibridate, prese in frammenti ecc. tutto il processo si blocca.

Strumenti

Nello specifico si impiegano tre tipi di strumenti:

  • Strumenti per aiutare il gruppo e gl individui a liberarsi dalle “catene” del quotidiano, che facciano gruppo e tollerare la (apparente) stupidità.
    Divergenza creativa
    Questi strumenti impegnano la maggior parte del tempo, come diceva A. Lincoln “Se ho sei ore per abbattere un albero, per cinque ore affilo l’accetta
  • Strumenti per divergere: braisorming, brainwriting, connessioni forzate, fantasie guidate, ecc.
  • Strumenti per convergere, per scegliere e selezionare senza tornare al banale o rompere l’armonia del gruppo.

Sintesi

La mia ipotesi è che il CPS essendo nato dalla collaborazione di un docente e un pubblicitario, il metodo inglobi in se enormi possibilità di applicazione su temi astratti (Pubblicità, editoria, marketing, ecc.) e che sia meno adatto quando siano presenti forti vincoli come un campo tecnologico. Quando si fa innovazione in campo tecnologico, infatti, non conta solo avere una buona idea, a meno che un’azienda non abbia un capitale immane, come Apple per intenderci, è anche importante che la realizzione non richieda l’adozione di tecnologie radicalmente estranee al Know How aziendale, affronteremo questo tema nel prossimo articolo. In ogni caso il Creative Problem Solving resta forse il metodo più studiato, documentato e vario sul mercato, uno strumento potente di team building e di motivazione.

Nel prossimo post parleremo di metodi sistematici, tutta un’altra cosa!

 

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