attenzione e public speaking

Attenzione nel Public Speaking e smascheramento di una nota bufala

Il metodo ARPA (Attenzione, Ricordo, Persuasione, Azione), per parlare in pubblico, comincia con la A di attenzione, nel public speaking è il sacro graal. Chi sa suscitare, mantenere e gestire l’attenzione parlando, possiede già buona parte delle competenze necessarie ad esporsi in pubblico. Non è facile rendersi conto di quanto sia importante afferrare e mantenere la presa su un processo cognitivo così evanescente. Per farlo dobbiamo dare un’occhiata ai recenti e meno recenti studi sul cervello e sgombrare il campo dalla

Bufale delle bufale: “Il cervello umano è utilizzato al 10%”

L’idea era venuta a qualche scienziato di fine ‘800, ripresa da Scientology e rilanciata da innumerevoli film, filmati di sedicenti guru e venditori di “pieno potenziale”.   Per gli scettici suggerisco la lettura di questo articolo (in inglese) o l’intera confutazione di questa leggenda fatta da Barry Beyerstein  su wikipedia (in italiano).

Il limite del cervello, l’attenzione

Quello che invece è il “limite” reale del cervello è l’attenzione. Il nostro cervello funziona benissimo per le condizioni d’uso per cui si è evoluto. Secondo il neuroscienziato John Medina ( Il cervello istruzioni per l’uso):

“… risolvere problemi  relativi alla sopravvivenza, all’aperto, in condizioni meteorologiche instabili e praticamente sempre in movimento”

Se queste sono le condizioni per cui è “progettato” il nostro cervello, non deve stupire che una persona priva di rischi fisici, al chiuso, in condizioni meteo stabili e seduta, abbia difficoltà a concentrarsi.

Vediamo più nel dettaglio i diversi cicli dell’attenzione:

  1. l’attenzione “vibra” otto volte al secondo, la  cosa non è molto interessante per il public speaking. È causa di alcune illusioni ottiche (per approfondire), tipicamente immagini spiraliformi che sembrano in movimento come questa di fianco .
  2. Se manteniamo l’attenzione fissa su qualcosa, dopo un certo periodo, non la percepiamo più. Questo vale sia per i vestiti che indossiamo, per i dolorini di cui ci dimentichiamo e per le immagini statiche. Anche di questo fenomeno abbiamo una prova con un’illusione ottica di gran moda, il cosiddetto effetto Troxler. Se vuoi sperimentarlo, fissa al centro l’immagine in testata di articolo, senza sbattere gli occhi, dopo un minuto i colori svaniranno.
  3. Venendo a cose più interessanti per chi parla in pubblico, secondo Amishi Jha (ricercatrice sull’attenzione,  per approfondire in inglese),  anche volendo prestare attenzione riusciamo a concentrarci solo per il 50% del tempo su quanto avviene. Per il resto del tempo, che ne siamo coscienti o meno, la nostra mente fluttua nei ricordi o nelle anticipazioni sul futuro. E’ per questo motivo, che da sempre, il motto della formazione è: ” Digli che stai per dirlo, dillo, digli che l’hai detto”. Su tre ripetizioni almeno una dovrebbe passare.
  4. E veniamo alla caratteristica dell’attenzione più gravida di conseguenza. Il già citato J. Medina ci mette in guardia dal nemico di ogni insegnante, formatore, oratore. In un intervento direttivo (che non prevede ininterrotta interazione), ogni dieci minuti c’è un calo drammatico dell’attenzione. Ogni dieci minuti o meno bisognerebbe inserire un “intermezzo” che recupera il pubblico. Può essere un’interazione col pubblico, una battuta legata al tema, qualunque cosa sia utile. Quello che non si può fare è combattere la natura del cervello umano! Steve Jobs era uno specialista di questa gestione dell’attenzione. Guarda un suo intervento in pubblico. Entro il settimo minuto succedeva qualcosa di eccitante.

Questa carrellata sull’attenzione per ricordarti che esistono due libri che insieme danno un quadro completo delle abilità che servono per parlare in pubblico: Davanti a tutti, manuale di Public Speaking, per chi voglia approfondire questo tema in tutti i suoi aspetti e Persuadere parlando in pubblico per chi volesse sviscerare il tema della persuasione.  Se poi la data fosse già fissata e volessi un aiuto subito, scrivimi, troveremo la soluzione più adatta.

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