Dibattere con un’Intelligenza Artificiale

Pochi giorni fa si è svolto un match storico: due esseri umani hanno potuto dibattere con un’intelligenza artificiale, l’AI “Project Debater” dell’IBM.

Già la scena ha del surreale, un signore un po’ legnoso e una signora discutono amabilmente con una stele di quasi due metri chiaramente ispirata a 2001 Odissea nello spazio. Puoi vedere ed ascoltare Project Debater in questo filmato con l’intervista al capo della ricerca (in inglese).

Gli argomenti discussi erano appassionanti fino ad un certo punto e adatti a un approccio razionale: l’opportunità di investire in missioni spaziali o in telemedicina. La votazione un po’ “all’italiana” visto che molti dei votanti erano dipendenti IBM. Comunque, se non un risultato da 1 a 1 come dichiarato, la macchina ha dimostrato di essere in grado di reggere il confronto.

Considerato che il dibattito pubblico è la frontiera estrema del Public Speaking, l’arena dove più vengono messi alla prova i riflessi mentali, le finezze del linguaggio e la capacità di dare il senso voluto ai dati a disposizione, il risultato è notevolissimo . Credo che molte delle persone che conosco, pur brave a parlare in pubblico e persuasive, avrebbero difficoltà in un dibattito in cui dovessero sfidare due oppositori professionisti.

Il public speaking da tempo subisce le attenzioni della tecnologia. Un campo che tanti individui affrontano con terrore, attira invariabilmente investimenti tecnologici come la realtà virtuale impiegata per provare i discorsi e AI in grado di scriverli cui avevamo già dedicato un post tempo fa.

Quello che inquieta di più sono gli obiettivi. Questa AI è stata “caricata” con tante frasi di discorsi persuasivi, un sistema per rielaborare le frasi, un metodo predittivo su dove potrebbero andare a parare gli oppositori e una gran quantità di dati.

Pur potendo produrre discorsi persuasivi, con una quantità di informazioni superiore a quelle che un umano potrebbe ricordare, non ritengo che il suo uso sarà quello di sostituire: politici, venditori televisivi o avvocati. La mancanza di un adeguato linguaggio non verbale e  risposte emotive relegherà il dibattere con un’intelligenza artificiale ad ambiti molto specifici e molto inquietanti. Tra le varie ipotesi che ho sentito avanzare c’è quella che sostiene che la vera forza di questa tecnologia sarà fornire un punto di vista privo di filtri emotivi in discussioni aziendali o governative.

Per certi versi sembra di tornare ad un approccio razionalistico-cartesiano che sembrava (fortunatamente) scomparso. Da molti anni ormai si sa che le buone decisioni sono sostenute dalle emozioni e non dalla loro assenza. Chi non prova emozioni ha difficoltà a decidere e ancora di più a prendere buone decisioni ( per chi vuole approfondire il grande classico è L’errore di Cartesio, A. Damasio).

Lo dimostrano anche i robot finanziari che ormai sono i gestori prevalenti di tanti fondi comuni. Se fossero infallibili saremmo tutti facilmente ricchi, ma non è così. Anzi spesso prendono delle cantonate che nessun essere umano, per quanto idiota, prenderebbe.

Insomma vale ancora la pena di leggersi il mio nuovo libro sulla persuasione, per molti anni ancora sarà un lavoro umano:-)

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